Cinzia per WolflandRoad
L'avventura inizia dopo lo smonto da una notte
come tante in servizio in ospedale, tra i vari campanelli che suonano e le luci
fuori dalle porte che si accendono alternativamente come se fossero un albero
di Natale.
Tra le richieste d'aiuto e le zanzare che pizzicano a non finire la
notte ha termine, si ha voglia di scappare e il solo pensiero di affrontare il
viaggio fa si che si senta meno la stanchezza.
Una breve colazione accompagnata dal rumore
del marmitte che stanno a significare che siamo tutti pronti, si sale in sella
e via...la prima tappa è l'autogrill
"La Macchia" vicino Frosinone. Gli amici, Claudio e Ornella ci
attendono, un caffè, uno dei tanti che si prenderanno, accompagna le
chiacchiere prima di risalire di nuovo, benzina e via.
La strada scorre veloce gli occhi si chiudono
dal sonno e a volte si ha la sensazione che per qualche minuto siano rimasti
chiusi un po più a lungo...ma del resto chi se ne accorge, lorenzo guida e
pensa alla strada, le radioline? le cuffie? nossignore un elemento di disturbo
che nessun uomo vorrebbe per sentire anche dentro il casco la voce fastidiosa
della moglie, qualcuno dirà "li
dentro tutto tace e finalmente si gode un po di silenzio!"
Il sonno e la stanchezza dopo il turno di
notte non sono l'unico motivo perchè la mia moto stavolta è rimasta a casa
aspettando il mio ritorno. Un intervento agli occhi recente, purtroppo non
permette di avere una buona visione della strada e allora come ogni
motociclista previdente si pensa alla sicurezza e non solo alla propria.
Mettersi alla guida in queste condizione può
essere pericoloso per se e per gli altri, in moto devi avere una grossa
attenzione, si deve ragionane per se, per il tragitto, ma devi anche
immedesimarti e riuscire a percepire quello che pensa chi ti passa davanti, chi
guidando ti attraversa col telefono in mano, chi invece guarda ma non ti
vede...
Quindi a malincuore stavolta guida lui, non
provi la stessa emozione di quando hai
le mani sul manubrio, quando
ti formicolano e sembra che si
anestetizzano per i km scorsi, che ti tremano come le gambe, che piegate in
quella posizione per tanto tempo fanno poi fatica a distendersi.
Un autogrill sulla strada per Benevento mostra
in vetrina giganti babà farciti, zeppole che rigonfie di crema quasi scoppiano
e poi dolci alle mandorle, cornetti ripieni e cannoli siciliani dallo splendido
ripieno di verde pistacchio.
Dopo tanti km finalmente si arriva a Matera,
il pomeriggio illumina quelle case distese sul crinale, come la panna distesa
su un dolce pan di spagna.
445 km percorsi con il freddo insolito di un
30 maggio che sembra 20 febbraio, tra la nebbia, il sole, la pioggia, il vento
e ancora la pioggia con il sole....ma da dove arriva tutta sta pioggia se c'è
il sole?
Percorso un tratto dopo Candela che nemmeno il
deserto dei tartari è tanto deserto! tanti km senza incontrare un ponte dove
mettersi sotto un attimo per trovare un furtivo riparo, senza un benzinaio e
mentre i km scorrono si pensa.."e se qualcuno termina il carburante, ma a
chi si raccomanda?" Gli pneumatici
di Claudio, che sta davanti, alzano acqua come fosse spruzzata da un getto al
centro di una fontana.
Valeva la pena deviare per Matera, tanto il
motoraduno è domani e Matera quest'anno merita un passaggio, dichiarata il
paese della cultura, ci accoglie con tutta la sua bellezza, altrochè la
vergogna d'italia come disse qualcuno un tempo.
I Sassi ormai trasformati, valorizzati,
ripensati, riadattati, vengono mostrati nella loro bellezza sotto forma di Bed
and Breakfast, ristoranti, bar, negozi di souvenir e altri che hanno mantenuto
la loro caratteristica di abitazione di un tempo, allestiti con suppellettili,
mobili e anche animali all'interno che mostrano la vita d'allora.
Il ricovero per la notte è all'interno del
Sasso, proprio nel centro storico di Matera, abbarbicato su una ripida salita
fatta di scalini rimodellati dal cemento a causa dei lavori che stanno
eseguendo e scivolosi in quei punti dove la pietra fa slittare i piedi per la
pioggia. Poi la cena, non diciamo d'essere affamati ma qualcosa di
stuzzichevole da mandare giù,visto che il pranzo si è saltato, ci starebbe
bene.
Allora visto il languorino che si fa sempre
più pronunciato, ci si arrangia ad entrare nel primo posto sotto l'abitazione,
piove e sotto la pioggia già ci si è stati abbastanza durante il viaggio, un
bagnasciuga continuo.
Locale carino ed accogliente, molto anonimo,
senza fronzoli e ne un'atmosfera che ti faccia ricordare dove ci si trova. Dopo
un primo per tutti e una grossa bistecca di carne "podolica" divisa
per quattro arriva il conto salato. Ci si guarda un attimo con un punto
interrogativo stampato in mezzo la fronte.
Fuori ha smesso di piovere e da modo di fare
due passi tra il borgo dove le luci calde e gialle illuminano sapientemente
quei squarci di pietra che sembra essere stata messa li da un artista.
Tra un muro e l'altro si scorge il campanile
del Duomo, sarebbe bello andarlo a vedere, ma a nessuno dei quattro vien voglia
di fare tutti quei scalini in salita per vedere tanta bellezza, si rimanda a
domani, le moto saranno fedeli compagne da portarci ovunque si desidera.
Dopo la visita a questa bella città si risale
in sella, altri 150 km ci distanziano dalla meta, li gli amici di sempre ci
aspettano, i filmati in diretta su facebook ci mostrano i preparativi al motoraduno
e Mario Cosenza il presidente invita i tanti a partecipare desideroso di
mostrare tutta la sua accoglienza.
Fa caldo e pensare che è solo il giorno dopo
il 30 maggio e ieri sembrava febbraio. I km sotto le ruote calde scorrono, si
passa per la litoranea jonica, Scanzano, Policoro, Novi, Trebisacce e
finalmente si arriva a Schiavonea, chiamata così perchè li una volta si
effettuava la vendita degli schiavi, ma a Basilea allora una volta vendevano il
Basilico?
Si passa sotto il gonfiabile, tra il saluto e
il benvenuto di chi ti fa la registrazione, si entra nel Quadrato Compagna
facendo romboare i motori e suonare le marmitte in segno di saluto. Ci viene
incontro Zio Gustavo, persona speciale conosciuta ad Ischia anni indietro
sempre ai motoraduni, partito il giorno dopo di noi ha macinato km in un
battibaleno pur di essere il primo ad aprire i cancelli. Ci viene incontro
anche Mario, per me Marione, dalla sua chioma bianca scompigliata e fluente, la
voce roca e il sorriso genuino dell'uomo che ritrova dopo tanto tempo l'amico
di sempre.
Lui è il Presidente del motoclub di Corigliano Calabro, colui che ci ospita, entusiasta sembra più lui che aspetta che gli altri che sono giunti alla meta.
Lui è il Presidente del motoclub di Corigliano Calabro, colui che ci ospita, entusiasta sembra più lui che aspetta che gli altri che sono giunti alla meta.
Man mano il piazzale si riempie e Lui, felice
di mostrare le bellezze del posto, annuncia che ci porterà a vedere un paesino
dal nome San Cosmo Albanese. Dopo il giro nel paese di Corigliano tra gli
sguardi curiosi degli abitanti, i salti dei bambini al nostro passaggio e le
riprese di qualche telefonino puntato si raggiunge il paese calabro di San
Cosmo Albanese, popolato da migranti albanesi ora è quasi decimato dalla
mancanza di lavoro, i giovani si sono purtroppo recati altrove.
Quei pochi abitanti rimasti, saputo del nostro
arrivo, ci offrono vino, fichi e vin cotto, taralli, dolci e tutta la loro
simpatia.
Un anziano curioso si avvicina, forse non ha mai visto tante moto tutte insieme ed assiste alla bendizione dei motociclisti da parte del parroco della maestosa e bellissima Chiesa, timidamente chiede da dove si venga, "Fiumicino" rispondo io, e lui con un sorriso che traspare di ricordi passati esclama "la conosco anch'io, facevo il militare a Roma 60 anni fa".
Un anziano curioso si avvicina, forse non ha mai visto tante moto tutte insieme ed assiste alla bendizione dei motociclisti da parte del parroco della maestosa e bellissima Chiesa, timidamente chiede da dove si venga, "Fiumicino" rispondo io, e lui con un sorriso che traspare di ricordi passati esclama "la conosco anch'io, facevo il militare a Roma 60 anni fa".
Lasciato San Cosmo si va verso il Casala
Marcalia, una telefonata per scusarci del ritardo e per avvisare che si sta per
arrivare. Doccia e di nuovo verso Schiavonea dove ci aspetta la cena offerta
dal motoclub "i Cavalieri di Corigliano". La cena penso io...ma a
nessun raduno offrono mai la cena, che cosa strana....ma la cosa più strana
verrà il giorno dopo.
Tra la musica, il sosia di J-Ax e quello di
Michael Jackson passa veloce la serata in compagnia e si conosce altra gente.
La mattina seguente si raggiungono di nuovo
gli amici, colazione offerta dal motoclub, giro turistico per il paese di
Corigliano e poi il pranzo offerto dal motoclub i "Cavalieri di
Corigliano", pasta, carne, verdure, pane e bibita. Faccio una foto per
mostrarlo ai ragazzi, la cosa strana di cui parlavo sopra...non mi era mai
capitato che oltre alla colazione offrissero anche il pranzo!!!
Per digerire e per curiosare si giunge fino
alla fabbrica della famosa "Amarelli" nota Azienda di lavorazione
della liquirizia conosciuta un po in tutto il mondo. Si fa il giro tra i
reperti storici, vestiti in bacheca chiusi apparteneti alla nobile famiglia dal
prestigioso nome, attrezzature per la lavorazione delle famose radici da cui si
estrae questo oro nero dal sapore dolciastro ma non poi tanto, tra l'amarognolo
e il dolce è il gusto tipico di questa radice calabra, una pianta infestante
che rende faticosa la sua raccolta tra le trincee scavate anticamente a mano
dall'altezza di un essere umano.
Comprato quanto si poteva trasportare in moto,
tra cui un dentifricio all'aroma di liquirizia, si ritorna in paese scortati da
Eugenio, uno dei "Cavalieri" che simpaticamente ci ha accompagnato
fin su il castello di Corigliano ad ammirare la sua maestosità. Si riconosce
chi è del sud, gentile e premuroso con gli ospiti come fossero parenti propri.
Si ritorna al luogo del motodaruno, tante
altre moto sono ormai giunte a destinazione, sono le 17,30 e viene annunciato
un giro tutti insieme verso una azienda casearia.
Ci aspettavano li....abbiamo trovato un buffet
tutto per noi, salumi tipici della calabria,
mozzarelle di bufala, bevande al sapore di fragola e bacche di goji prodotte da
loro....la pancia comincia a riempirsi e quando ci chiedono di risalire in
sella dopo la foto di gruppo, si intuisce che il giro non è finito ma che si
mangerà ancora...oh ma qui non si fa altro che mangiare??
L'arrivo all'azienda agricola Oliveto ci
trasmette quel sapore di buono, gente che ci aspetta nel giardino, tutti
insieme con la tavola imbandita...tavola? 10 metri e più di tavoli preparati di
ogni ben di Dio, mozzarelle, crocchette, pizzicotti, olive, salame, pizzette,
ricotte, formaggio, soppressata, formaggio piccante, polpette di carciofi, di
olive a non finire...e siccome sembrava poco per loro, vista la gioia di
accoglierci che hanno pure ordinato delle gigantesche pizze....
Mario giovane di 29 anni ma con la saggezza e
l'esperienza di un uomo di 40, ci racconta che tempo fa l'esondazione del fiume
che li circonda ha fatto morire 600 capi di bestiame che gli appartenevano,
l'azienda che stava per crescere maturare e che avrebbe portato loro dei frutti
a breve scadenza si è trovata deprivata della fonte del loro guadagno
improvvisamente. La morte di tutti quegli animali improvvisamente li ha fatti
inginocchiare, ma si leggeva negli occhi che sono persone che si inginocchiano
ma non crollano, si rialzano, a fatica si riprendono, ma la loro dignità e la
loro unione li rende più forti di prima anche di fronte ad uno Stato che non
aiuta che non tende la mano ma che anzi cerca e tenta di trovare il modo di far
ricadere su loro la disgrazia per quanto accaduto, quindi dopo il danno
vorrebbe anche la beffa. Ma loro non ci stanno e continuano con la loro
proverbiale testa dura ad alzarsi la mattina quando ancora mattina non è per
tutti, la mattina per noi è quando il sole è già alto, per loro il sole arriva
dopo ore di lavoro con il bestiame, quel bestiame che vive, che si nutre su
quei campi di liquirizia.
Mario taglia il salame a grosse fette, ma che
dico fette, sono tocchi , grandi come la grande bontà che hanno nel cuore
queste persone.....il gruppo dei motociclisti se ne va, saluta e ringrazia
all'infinito....le nostre moto però rimangono spente, nessuno se ne accorge, si
rimane tra quella gente che ti racconta che per continuare ad andare avanti nei
primi momenti dopo l'accaduto, i più giovani sono andati in Germania, lo
scambio d'idee, i racconti, la curiosità loro di sapere da dove si veniva,
faceva scorrere il tempo senza accorgersene e intanto il sole calava. I bambini
guardavano le moto da vicino, una di loro chiede se può salire sopra, la guardo
e le dico "vai verso il cancelo dove finisce il brecciolino, poi ti faccio
salire", mi guarda stupita forse chiedendosi "perchè mai non posso
salire come hanno fatto le altre ma posso farlo solo ginta al cancello?".
la guardavo allontanarsi e nel mentre accendevo la moto, cosciente di sentirmi
responsabile non volevo che il brecciolino sotto le ruote potesse diventare
nemico, giunta al cancello mi guardava senza che il suo viso esprimesse una
domanda, "bhe" faccio io, "non volevi salire? sali ora", mi
guardò, sembrava avesse paura e difatti ne aveva perchè lo disse poi, "ma
che devo salire? adesso? ho paura", "sali" dico io. Sali e
camminammo lungo il corso della ferrovia, tornate indietro tra le altre
"donnine" che ci aspettavano e che avrebbero voluto fare un giro in
moto lei scese, pensavo avesse non più di 15 o 16 anni, invece era già mamma di
una piccola bimba dal braccio ingessato. Mario quindi si rese disponibile a far
fare il giro ai più piccoli che ben presto per loro non fu più sabato ma
sembrava una domenica di festa. Nel frattempo una di loro mi toccava la mano e
mi sussurrò "lo sai che qui i maschi dicono che le femmine non sanno
portare la moto", "accipicchia che abbiamo combinato oggi!" esclamo
io, "abbiamo fatto vedere ai maschi che pure le femmine sanno portare le
moto!"
Mario, sapendo che ci saremmo persi tra le
strade per quei campi ci accompagnò fino alla sede del motoraduno, mentre il
freddo gelava le mani la testa calda pensava a quanta dignità avevo visto oggi
tutta insieme!
Arrivati al "Quadrato Compagna" si
mangiava di nuovo....ma qui non fanno altro che farci mangiare??!!!
Veramente, giuro, non ho mai visto un
motoraduno che ti fa ritornare a casa con 3/4 kg in più per le cose che ti
hanno saputo offrire. Si fa notte e la stanchezza ci accompagna fino al Bed and
Breakfast, non era sola, le faceva compagnia il freddo di un primo di giugno
anomalo.
Sono le 8 è già domenica, questi tre giorni
sono passati in fretta, oggi 2 giugno è festa della Repubblica, qui il
tricolore italiano non si vede in cielo, ma qui in terra ci sono più di tre
colori, le moto, a centinaia hanno riempito il piazzale, il sole è alto e già
ci hanno offerto la colazione, due ragazze dai costumi succinti stanno facendo
il "biker wash" ovvero il lavaggio delle moto, tra schiuma e
uomini intimoriti dal solo fatto che se li vedessero le mogli che hanno
lasciato a casa!
Musica allegria, gente che si fotografa vicino a moto splendide, finalmente si affacciano anche gli abitanti del posto, curiosi di vedere tanta gente venuta da lontano con i loro bolidi. Alcuni Biker fanno risuonare le loro marmitte senza silenziatore, girando la manopola del gas a suon di musica! Diventa una gara, chi sgasa di più, chi ha il suono più imponente.
Musica allegria, gente che si fotografa vicino a moto splendide, finalmente si affacciano anche gli abitanti del posto, curiosi di vedere tanta gente venuta da lontano con i loro bolidi. Alcuni Biker fanno risuonare le loro marmitte senza silenziatore, girando la manopola del gas a suon di musica! Diventa una gara, chi sgasa di più, chi ha il suono più imponente.
Fra poco si mangerà di nuovo, i
"Cavalieri" offrono un pranzo di gala accompagnato da frutta e
dolce", noi purtroppo andiamo via, ma prima di salutare in particolar modo
alcuni di loro che ci hanno accompagnato in questi giorni, come Eugenio, chiedo
timidamente se posso avere un ricordo.
Una foto con "i Cavalieri", anche se
gli occhi mi hanno impedito di portare il mio intruder 800 fino in Calabria,
non si può dire che una motociclista non sia motociclista solo perchè non ha la
sua moto con se, allora si sale in sella
alla Yamaha di Lorenzo, compagno di vita da 30 anni, che fiero d'avermi
insegnato questo e altro mi guarda da lontano mentre "tutti" i
"Cavalieri di Corigliano" mi accerchiano solidali e gioiosi "sparandosi"
le pose per una foto che forse solo in facebook verrà notata dagli amici.
"Rossi" e caldi come il sangue che
scorre nelle vene, rilasciano tutti per la foto ricordo, un sorriso fantastico.
Mario il presidente prima di andar via mi dice che sono la motociclista che è
venuta da più lontano, gli prometto allora che anche il prossimo anno ci sarò,
ma stavolta a cavallo della mia inseparabile Suzuki.
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